From: "Per. Ind. Loris Batacchio" <batacchio.loris@NOSPAMinfinito.it>

Newsgroups: free.it.discussioni.periti-industriali

Subject: Forse si torna a ragionare... [LONG]

Date: Sun, 1 Dec 2002 10:37:52 +0100

 

Lo strascico del congresso nazionale di Milano è pesante. Il clima teso e

volutamente NON stemperato nell'occasione dal nuovo Presidente, ha fatto sì

che ognuno si cimentasse nei pronostici più bizzarri sulle sorti del CNPI al

completo e -più tragicamente- di quelle della nostra categoria.

A chi me lo ha chiesto in privato, così rispondo: allo stato attuale, il mio

punto di vista rimane comunque lo stesso: meglio un CNPI in meno che la

dignità professionale privata ai colleghi periti industriali.

Che si vada, dunque alle elezioni ed anche in fretta se il CNPI non ha più

la forza operativa e nemmeno il sostegno morale unanime per riprendere il

controllo della situazione oramai da tempo sfuggita di mano ai dirigenti di

categoria.

E' fuori dubbio che il nuovo esecutivo, tuttavia, cerca di rifarsi

l'immagine dietro una linea politica rinnovata, proponibile a 360 gradi,

evitando discriminazioni e strafalcioni paradossali atipici come quelli che

tendevano a comprimere le nostre competenze professionali sancite dall'art.

16 del R.D.L. 275/29.

Tempo fa, in questo stesso ambiente, feci eco ad una ragionevolissima

proposta avanzata da molti collegi provinciali e inizialmente ben accolta

anche dal CNPI di Bianchet che successivamente la trasformo in quella

"mutante" che (ahimè) conosciamo, travolta dalle feroci polemiche talvolta

esposte anche su questo NG.

In sintesi, i contenuti di quella prima proposta che pare stia di nuovo

emergendo sui tavoli di via del Tritone, 87 in Roma sarebbero i seguenti

(uso il condizionale perchè non vi è nulla di documentato al riguardo, ma

solo il verbo "volant" dei rappresentanti di categoria da poco subentrati

nelle massime cariche):

 

LA MODIFICA DEL DPR 328/01

La soluzione meno dolorosa al pasticcio del 328/01 pare proprio che sia

quella di eliminare la coesistenza di periti industriali laureati, ingegneri

iuniores e periti industriali (non laureati).

Ciò comporterebbe la eliminazione della sezione B dell'ordine degli

ingegneri e la costituzione di un secondo ordine INDIPENDENTE in cui

affluirebbero i nuovi laureati L del settore ingegneristico, compresi gli

attuali periti industriali o la trasformazione degli attuali collegi dei

periti industriali in questi nuovi ordini ingegneristici di secondo livello.

Ma, dato per assodato che per accedere ad una professione ingegneristica

occorrerà almeno la laurea triennale L, ci si pone il serio problema degli

attuali iscritti negli albi dei periti industriali sprovvisti del titolo

accademico.

Che fine dovranno fare ?

Che titolo potranno o dovranno utilizzare per non ingenerare confusioni ?

La proposta è quella di far sì che essi POSSANO essere ammessi a frequentare

delle SESSIONI RISERVATE di corsi universitari diretti al conseguimento

della laurea L in ingegneria, con la trasformazione dell'esperienza

professionale nel frattempo acquisita in CREDITO ACCADEMICO, così come

peraltro già avviene in Inghilterra ed è già avvenuto in Spagna ed altre

nazioni europee. Naturalmente, il possesso di almeno 10/15 anni di

esperienza professionale dovrà essere considerato requisito pienamente

soddisfacente al compimento del credito accademico necessario, subordinando

il conseguimento della laurea L ad una tesi o a più lavori accademici su

argomenti appositamente assegnati dal comitato accademico di valutazione

crediti.

Con questo si intende EVITARE differenze, discriminazioni e speculazioni tra

gli attuali e i futuri iscritti al futuro ordine che esso si chiami ALBO DEI

PERITI INDUSTRIALI LAUREATI o degli INGEGNERI IUNIORES. Questo poco importa

anche se sarebbe anche ora di rendersi riconoscibili con un titolo più breve

e facilmente pronunciabile dagli altri.

Infatti, scrivere su un biglietto da visita "perito industriale laureato" è

un pò scomodo e almeno apparentemente controverso nella pubblica

opinione....

 

LE COMPETENZE

Altro argomento di fondamentale importanza è sicuramente quello delle

competenze professionali.

Come purtroppo ben sappiamo, il Consiglio Nazionale dei periti industriali

ha tentato con manovre acrobatiche e dai fini incomprensibili di relegare

gli attuali professionisti nel proprio ambito specialistico di diploma e

tale pare essere l'intenzione mirata ai futuri laureati L che entreranno nel

nostro albo.

Questa linea ci sembra decisamente inadeguata e addirittura dannosa per la

nostra categoria soprattutto alla luce del dPR 328/01 che ha previsto per

gli ingegneri iuniores soli tre ambiti di competenze.

Anche per questo, ma non solo, i nuovi laureati L difficilmente decideranno

di confluire nell'albo dei periti industriali.

La proposta è quindi quella di riformare sì le nostre competenze, ma proprio

nel senso voluto dal legislatore ed in conformità al vigente art. 16 del RDL

275/29: tre soli ambiti di competenza

1. EDILIZIA E TERRITORIO;

2. INDUSTRIALE;

3. INFORMATICA

con la conseguente riforma degli esami di stato per l'accesso alla libera

professione di PERITO INDUSTRIALE che SIANO PERFETTAMENTE ADEGUATI a questo

nuovo criterio. Insomma: non più 30 e più tracce diverse agli esami di stato

a seconda della specializzazione, ma la possibilità di scegliere un tema tra

quelli proposti per ogni ambito di competenza.

Questo permetterà sicuramente agli attuali, ma anche ai futuri

professionisti periti industriali di non essere penalizzati a beneficio

degli ingegneri specialmente per gli incarichi da enti pubblici.

Lo scenario professionale italiano è ormai cambiato.

Questo NG e decine di collegi provinciali lo hanno più volte denunciato a

chi di competenza e si auspica che da Roma il Consiglio Nazionale dei periti

industriali si facesse FINALMENTE carico CONCRETO, dimostrato dai FATTI,

delle esigenze e delle difficoltà che i professionisti Periti Industriali

avvertono con ansia.

Finora, infatti, sono state fatte tante chiacchiere, spesso discordi e

scoordinate e soprattutto prive di seguito.

Tra le nuove lauree L e quelle del vecchio ordinamento, vengono segnalate

per l'accesso nel nostro albo quelle in Fisica e in Tecnologia dei materiali

che con il dPR 328/01 sono state SNOBBATE dagli ingegneri per l'accesso nel

loro albo, (mentre è stata incredibilmente da questi accolta quella in

scienze dell'informazione).

 

Saluti.

 

Loris

________________________

From: "Per. Ind. Loris Batacchio" <batacchio.loris@NOSPAMinfinito.it>

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References: <aschli$imo$2@serv1.albacom.net> <asf09i$8s9$1@newsreader.mailgate.org>

Subject: Re: Forse si torna a ragionare... [LONG]

Date: Mon, 2 Dec 2002 15:59:08 +0100

 

"Per.Ind. Valerio Carinci" <valerio.carinci@virgilio.it> ha scritto nel

messaggio

> Per chi è iscritto da poco tempo secondo te, quanti crediti saranno

> riconosciuti? visto che è improponibile rimettersi a studiare per

> degli esami universitari e nel frattempo lavorare sodo.

Per raggiungere la laurea "L" occorrono dai 120 ai 150 crediti accademici.

La proposta è quella di far equivalere un anno di provata esperienza

professionale con 10 crediti accademici. Quelli mancanti sarebbero

compensabili o con gli anni (di lavoro sodo) o con gli esami universitari

del corso riservato.

 

> Considerando anche, che chi abita in piccoli centri deve sopparcarsi

> centinaia di Km per la prima Università che possegga una Facoltà di

> Ingegneria.

Attento. Non TUTTE le università potranno accettare di fare di corsi

riservati. Quindi il rischio che tu corri non è da considerarsi caso isolato

ma estremamente diffuso in caso di attuazione della procedura.

 

> Porto un esempio gli Enotecnici sono diventati Enologi (laurea L)

> senza traumi semplicemente dimostrando almeno tre anni di attività

> continuativa.

Mi spiace contraddirti, ma non è esattamente così.

ALCUNI enotecnici hanno potuto presentare ISTANZA di iscrizione all'albo

degli enologi PUR NON POSSEDENDO il titolo universitario in quanto qualche

anno fa, in sede di formazione dell'albo degli enologi, si è prevista questa

fase transitoria di PRIMA ATTUAZIONE della legge istitutiva.

Nessun ex enotecnico di cui sopra, benchè ora si possa fegiare del titolo di

ENOLOGO potrà mai dire di essere diplomato universitario o laureato in

ENOLOGIA. Esso ha solo potuto usufruire di una SANATORIA che NON ha

conferito un titolo accademico, ma solo un titolo professionale.

La proposta dei periti industriali è più articolata.

Si chiede di riconoscere un titolo accademico a chi ha l'esperienza maturata

e UN TITOLO professionale già acquisita.

Tutto ciò per evitare discriminazioni all'interno dello stesso albo.

Mi sembra ragionevole tutto sommato. Chi ha, come te, pochi anni di

iscrizione all'albo e problemi di lavoro, cercherà di conciliare le proprie

esigenze con quelle universitarie, compatibilmente ai criteri che il

comitato accademico dovrà decidere, naturalmente.

 

Saluti.

 

Loris...

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